Le Piccole Patrie nell’Italia del Settecento

TORNA AI PERCORSI

ISTITUZIONI POLITICHE E RELIGIOSE

L’AMMINISTRAZIONE MILITARE: L’ESERCITO E LA MILIZIA

Mario Zannoni

Al suo arrivo a Parma Don Filippo non disponeva di un esercito reclutato localmente, ma di una forza armata donatagli da suo padre. Il nerbo delle forze era costituito dal reggimento spagnolo “Parma” e dalla compagnia di granatieri a cavallo che passarono dal servizio iberico a quello parmense. Il cinquantennio di governo borbonico fu un periodo tranquillo per il ducato, ove si escludano gli ultimi anni con l’invasione francese. In questa situazione la forza armata di un piccolo stato come quello parmense si occupava esclusivamente del servizio di guarnigione nelle città principali, dell’ordine pubblico e di funzioni di rappresentanza. La partecipazione a guerre non era considerata una opzione politica possibile per il ducato. La forza armata serviva perciò per gli impieghi di pace abituali per il secolo XVIII. La polizia allora non esisteva, ma vi era solo un servizio cittadino di sbirri gestiti dal bargello, poco efficiente e sottodimensionato in caso di serie ribellioni alla forza pubblica. Una altra forza armata era necessaria per il regime daziario dal quale lo stato traeva una parte cospicua di entrate. Qui esisteva una sorta di guardie di finanza dette “burlandotti” anch’esse poco numerose e di dubbia serietà, oltre che malviste dal popolo. In queste condizioni il servizio dei militari era indispensabile. I corpi di guardia alle porte controllavano chi entrava e usciva in città e assicurava i pagamenti dei dazi. In caso di contrabbando inoltre distaccamenti di soldati pattugliavano i confini del ducato dando al caccia ai contrabbandieri. In città alla sera, dalla “granguardia” nella piazza principale, partivano grosse pattuglie di soldati che assicuravano la sicurezza pubblica.
Oltre a queste attività di ordine pubblico, le truppe assolvevano anche una funzione di rappresentanza, molto apprezzata nel secolo XVIII. Il rango di un principe era testimoniato anche dallo splendore della sua corte e dall’aspetto del suo esercito. Il Du Tillot portò i reggimenti di fanteria a tre di cui uno di guardie, mentre i granatieri a cavallo spagnoli erano stati trasformati in guardie del corpo del duca. Con Don Ferdinando le truppe a poco a poco iniziarono a diminuire mano a mano che il giovane principe perdeva interesse per le cose militari a discapito di quelle religiose. Alla fine i reggimenti di fanteria si ridussero da tre a uno e i cui soldati si ridussero, come del resto quelli di altri stati italiani del tempo, a essere testimoni impotenti delle scorribande tra austriaci e francesi al tempo delle campagne d’Italia di Napoleone.

A fianco dell’esercito esisteva una altra formazione armata che era la milizia. Questa era una antica istituzione farnesiana risalente al secolo XVI e fu un tentativo dei duchi Farnese di dotarsi di unità militari locali da mobilizzarsi in caso di guerra per la difesa del ducato. Era previsto infatti che i militi, cioè i campagnoli adulti, si recassero a turno in città per assicurare la difesa delle mura e delle porte. Con la pace questo servizio non era necessario ed i militi ne vennero esentati a fronte però del pagamento di una piccola tassa periodica “il soldo militare”. Questo soldo pertanto non era pagato dal principe ai militi, ma dai militi al principe per l’esenzione dal servizio di guardia. Malgrado il pagamento i militi restavano però mobilitabili per il servizio di ordine pubblico nelle campagne. Mentre i soldati assicuravano l’ordine pubblico in città e il servizio anticontrabbando, i militi si occupavano dell’ordine pubblico in campagna. I militi campagnoli “foresi” facevano perciò servizio con pattuglie in occasione di fiere e mercati o cordoni sanitari in occasione di malattie infettive. Esisteva anche una milizia cittadina “urbana” con funzioni per lo più di rappresentanza e che non pagava alcun soldo.

SFOGLIA LA GALLERY