Le Piccole Patrie nell’Italia del Settecento

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PERSONAGGI

GIAMBATTISTA BODONI,
IL GENIO DELLA TIPOGRAFIA

Luigi Pelizzoni

Giambattista Bodoni nasce il 15 febbraio 1740 a Saluzzo (CN). Il 28 febbraio 1768 assume la direzione della Stamperia Reale di Parma. È ricco di esperienza, maturata nella stamperia paterna, a Torino presso Mairesse e a Roma, dove ha lavorato per 8 anni, dal 1758 al 1766 per la Propaganda Fide. Nel contratto stipulato con il ministro Guillaume Du Tillot si impegna ad installare la stamperia, a curarne le stampe, ad istruire i collaboratori e ad erigere una tipografia.
Il 10 ottobre 1768 Bodoni pubblica il suo primo libro I voti, un canto di Innocenzo Frugoni per la guarigione del ministro Du Tillot. Nei successivi decenni le pubblicazioni ufficiali di Bodoni narrano e illustrano i principali avvenimenti della città e dello stato anche tramite la «Gazzetta di Parma», cominciando dall’Ara Amicitiae e dalla Descrizione delle Feste (1769). Fino alla sua morte il saluzzese continua ininterrottamente a stampare opere esteticamente sempre più perfette, grazie anche alla creazione dei propri caratteri di gusto neoclassico e di sempre nuovi alfabeti esotici.
L’elaborazione tipografica comincia nel 1771 con Fregi e majuscole, prosegue in Pel solenne battesimo (1774), nell’Epitalamia exoticis (1775) e nell’Essai de Caractères Russes (1782).
Nel 1788 termina il suo Manuale tipografico e compie un viaggio trionfale, per l’unanime riconoscimento della sua arte, a Bologna, a Firenze, a Roma e a Napoli.
Tornato a Parma viene autorizzato ad aprire la propria stamperia e nel 1789 pubblica l’Aminta di T. Tasso, mentre prosegue nella creazione di nuovi alfabeti tipografici.
Il 19 marzo 1791 si sposa con Paola Margherita Dall’Aglio, la sua «Ghitta», moglie e compagna, collaboratrice e prosecutrice della sua opera.
Inizia la pubblicazione dei 4 classici greci, latini e italiani concordati con l’ambasciatore spagnolo José Nicolas de Azara e delle edizioni in lingua inglese per il libraio londinese Edwards.
Le opere bodoniane sono ricercate e i tipi esposti nei campionari del 1788 sono richiesti dalle officine pubbliche e private.
Le stamperie ‘Reale’ e ‘Bodoniana’ sono una delle mete dei viaggiatori, che ottengono omaggi, comprano edizioni, commissionano stampati d’ogni genere, diffondendone il nome e l’arte.
Grazie alla relativa agiatezza conseguita, acquista il sito del Pozzetto, fuori Parma verso Reggio, dove sogna di stabilirsi.
Nell’aprile del 1798 raggiunge de Azara a Milano e lo scorta fino a Torino; prosegue per Saluzzo e ovunque riceve gli onori delle autorità e degli artisti.
Nel 1801 subisce un furto dei suoi cimeli. La morte del duca don Ferdinando nell’ottobre 1802 motiva la pubblicazione della relazione delle esequie. Nel 1806 stampa l'Oratio Dominica. All'Esposizione dei prodotti dell'industria nazionale svolta a Parigi nel 1807 ottiene la medaglia d'oro. Fra gli altri monumenti tipografici sono da citare l'Iliade di Omero del 1809, il Cimelio tipografico-pittorico del 1811, indirizzati all’imperatore, e i quattro classici francesi commissionati da Gioacchino Murat. Muore il 30 novembre 1813 e riceve gli onori dovuti ai principali cittadini di Parma.
Per tutto l’Ottocento era frequente vedere nelle stamperie, nell’ambiente dedicato alla composizione dei caratteri, l’effigie di Bodoni, assurto a nume tutelare degli stampatori. Esaminandone l'opera, emergono diversi aspetti: ogni edizione è accurata per l'impaginazione, i caratteri e l'estetica; ciascuna costituisce un esempio e un modello nel suo genere. Una ricerca della perfezione che non ha paragoni e che oggi è possibile trovare raramente negli epigoni di Giambattista Bodoni e nelle stampe definite d'arte.

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