Le Piccole Patrie nell’Italia del Settecento

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ISTITUZIONI POLITICHE E RELIGIOSE

LA ZECCA DI PARMA

Al tempo di Don Filippo di Borbone la zecca di Parma fu poco attiva; si ricordano un “sesino” per Piacenza e un “Filippo” d’argento del 1751 coniato per celebrare la nascita dell’erede al trono. Don Ferdinando iniziò ad occuparsi della zecca dal 1777 preoccupandosi di dotarla di attrezzature adeguate. La prima emissione fu di “sesini” di Parma nel 1783. Negli anni dal 1784 al 1787 la zecca fu pienamente attiva e vennero coniate un certo numero di monete d’oro, attualmente molto rare (zecchino, mezza doppia, doppia, doppia da tre, quattro, sei e otto). A queste seguirono un ducato d’argento e poi mezzo ducato, un settimo di ducato, un quattordicesimo di ducato, una lira, una mezza lira un quarto di lira. Nel 1790-96 vennero coniati uno scudo da sei lire in argento e una moneta da tre lire. Nel frattempo il governo aveva provveduto a ritirare dalla circolazione monete “erose” e di conio estero, ma identiche alle parmensi e aveva riordinato la monetazione standardizzando le monete di Piacenza e Guastalla al corso di Parma arrivando all’unificazione monetaria. Ad esempio la mezza lira di Piacenza valeva prima 10 soldi di Piacenza e 12 soldi di Parma. A fine secolo la zecca era gestita da Giambattista Ruspaggiari e Nicola Piacentini, l’artista incisore era Giuseppe Siliprandi, allievo dell’accademia di belle arti, il saggiatore l’orafo Giuseppe Vighi, il “macchinista capo de’lavori” Andrea Fornasini e altri sedici dipendenti.

__ Pizzi, 1971; Calendario, 1791; numismatica, 2023